Bora Baboci, João Freitas, Enej Gala, Albano Hernandez, Mehdi-Georges Lahlou, Mirthe Klück, Leonardo Meoni, Giovanni Oberti, Oscar Abraham Pabón, Eugenia Vanni, Xiao Zhiyu, Francesco Carone
Bora Baboci, Adam Bilardi, Enej Gala, Cecilia Granara, Julien Monnerie, Jessy Razafimandimby, Ambra Viviani
Giulio Delvè, João Freitas, Mirthe Klück, Marco Andrea Magni, Giovanni Oberti, Oscar Abraham Pabón, Namasal Siedlecki, Jamie Sneider, Eugenia Vanni, Xiao Zhiyu
João Freitas, Mirthe Klück, Marco Andrea Magni, Oscar Abraham Pabón, Eugenia Vanni
Mirthe Klück, Marco Andrea Magni, Eugenia Vanni, Serena Vestrucci
Sara Enrico, Helena Hladilovà, Pietro Manzo, Giovanni Oberti
Marco Andrea Magni
PIU’ GIOVANI DI COSI’ NON SI POTEVA
Inaugurazione venerdì 26 ottobre 2012, ore 19.00
27 ottobre - 5 gennaio 2013
Marco Andrea Magni ha sempre visto nella scultura un ampliamento dei sensi, una forma di educazione sentimentale in cui imparare a seguire se stessi e accogliere l’incontro con l’altro.
La scultura diventa così un continuo interrogarsi sulle imperfezioni dei propri stati d’esistenza, sugli entusiasmi che si sono prodotti quando dall’imperfezione si è giunti a un diverso grado d’armonia.
La storia della sua scultura coincide con la storia della pelle.
Questa storia è piena di paradossi essendo la pelle un sistema di protezione della nostra individualità e contemporaneamente luogo di scambio con gli altri.
La pelle preserva il nostro interno da perturbazioni e nella tessitura ne porta i segni.
La forma dellʼeducazione sentimentale parte da uno spazio condiviso tra me e te: essere lʼuno per lʼaltro. Da queste premesse nascono i suoi piccoli ambienti domestici, dimensione ideale del suo apparato scultoreo.
La scultura si occupa delle caratteristiche personali e delle differenze tra di noi, e cerca di identificare le cause di queste caratteristiche e delle loro variazioni. La struttura della scultura diventa una sorta di struttura conoscitiva aperta all’esperienza affettiva. L’ambito della scultura diventa così l’ambito della personalità condivisa: una costellazione di abitudini, propensioni, disposizioni e tratti comportamentali prendono forma e corpo. L’individualità condivisa in uno spazio vulnerabile ma aperto.
Le tavole lignee in mostra costruiscono uno spazio aperto allo spettatore e diventano la struttura portante della pelle che si presenta sotto forma di velluto.
Una doppia pelle di velluto rosa carne e una cipria di argilla bianca, rende visibile uno spazio relazionale in cui ciò che conta non è percepire la novità che vince sull’altro ma l’apertura in cui essere l’uno per l’altro.
Il velluto si presenta nei tre toni dell’incarnato, a volte impregnato di pulviscolo d’argilla bianca o polvere di grafite nera. Il bianco dell’argilla è intesa come luce, una sorta di pulviscolo che rende visibile la luce e il tratto in movimento sul velluto toccato (infinite maree d’amore). Il nero è invece inteso come ombra e suggerisce il tratto che copre. Il pulviscolo diventa oggetto che si libera nello spazio se viene toccato e svela il contatto sulla pelle della scultura. L’umore invade così tutta la stanza e lascia un segno. La pelle vellutata riflette lo stato d’animo nel momento dell’incontro: amplia il sentimento dello stare insieme.
Questo è un primo momento per rieducare la nostra educazione sentimentale.
Con la pelle vellutata Marco Andrea Magni ha la possibilità di ricreare quello spazio caldo e accogliente: una pratica cruda che diventa una pratica quotidiana focalizzata verso uno spazio dellʼincontro e dellʼaccoglienza, quasi a voler ridestinare lʼuso dei materiali, delle sculture, dei luoghi e dei soggetti.
Riappare uno spazio della contrattazione pur mantenendo aperto il prezzo delle reciproche differenze.
In mostra saranno esposte le tavole con i velluti e una lettera, in forma bustrofedica, scritta a due mani con Jacopo Figura, filosofo.
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