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un telo nero bucato, un cielo nero stellato

Giovanni Oberti

01 Apr 2023 — 20 May 2023
"Appunti 1942-1993"

Xiao Zhiyu

28 Jan 2023 — 17 Mar 2023
Chapter V

João Freitas

21 Oct 2022 — 19 Nov 2022
Chapter IV

Mirthe Klück

22 Sep 2022 — 16 Oct 2022
Chapter III

Marco Andrea Magni

24 Jul 2022 — 06 Aug 2022
Chapter II

Oscar Abraham Pabón

12 Jul 2022 — 22 Jul 2022
Chapter I

Eugenia Vanni

22 Jun 2022 — 08 Jul 2022
I MAESTRI DEL COLORE

João Freitas, Mirthe Klück, Marco Andrea Magni, Oscar Abraham Pabón, Eugenia Vanni

07 May 2022 — 04 Jun 2022
ARTEFIERA Bologna

Eugenia Vanni, Michele Tocca

22 Jan 2020 — 25 Jan 2020
STATI D'ANIMO

Emanuele Becheri

24 May 2019 — 11 Jul 2019
FUGGISOLE

Marco Andrea Magni

16 Feb 2019 — 12 Apr 2019
Non siamo soliti ricordare le cose che accadranno

Serena Vestrucci

16 Nov 2018 — 11 Jan 2019
Artissima2018

Mirthe Klück, Marco Andrea Magni, Serena Vestrucci

31 Oct 2018 — 03 Nov 2018
Isolated moments

João Freitas

14 Sep 2018 — 04 Nov 2018
Tears in the rain. Mirthe Klück

Mirthe Klück

04 May 2018 — 06 Jul 2018
miart 2018

Mirthe Klück, Marco Andrea Magni, Eugenia Vanni, Serena Vestrucci

10 Apr 2018 — 13 Jul 2018
Il Paradigma di Kuhn – atto secondo
26 Jan 2018 — 27 Feb 2018
Il Paradigma di Kuhn – atto primo
20 Jan 2018 — 30 Mar 2018
Ogni colore dipinge se stesso e anche gli altri

Eugenia Vanni

29 Sep 2017 — 10 Nov 2017
Extra Moenia

Helena Hladilovà, Namsal Siedlecki

28 Jun 2017 — 10 Sep 2017
Miart 2017

João Freitas, Marco Andrea Magni, Oscar Abraham Pabón

12 Apr 2017 — 15 Apr 2017
Lo Spazio Punto

Marco Andrea Magni

05 Dec 2016 — 17 Feb 2017
An Archaeology of The Oath

Oscar Abraham Pabón, Eugenia Vanni

30 Sep 2016 — 27 Nov 2016
Notte in Bianco

Serena Vestrucci

01 Apr 2016 — 27 Jun 2016
Lotteria Immanuel

Christian Manuel Zanon

18 Jan 2016 — 03 Mar 2016
Tapping in The Dark

Edith Dekyndt, Sophie Giraux, Mario De Brabandere

21 Sep 2015 — 20 Nov 2015
To Be Titled

João Freitas

01 May 2015 — 24 Jun 2015
Vaalbara

Giovanni Giaretta, Renato Leotta, Cesare Pietroiusti

16 Feb 2015 — 11 Apr 2015
Allegoria #2. La Pittura Oltre se Stessa

Angelo Sarleti, Michele Tocca

18 Sep 2014 — 18 Nov 2014
Point of View Pitture Imperfette

Sara Enrico, Helena Hladilovà, Pietro Manzo, Giovanni Oberti

15 Mar 2014 — 25 May 2014
De Sculptura

Giulio Delvè, Namsal Siedlecki

23 Sep 2013 — 15 Nov 2013
RSVP Arte contemporanea in spazi privati

Emanuele Becheri, Ettore Favini

14 May 2013 — 14 May 2013
Il Primo Giorno di Sole

Serena Fineschi

03 May 2013 — 29 Jun 2013
Genealogia #3

Francesco Carone

08 Mar 2013 — 29 Apr 2013
Più Giovani di Così non si Poteva

Marco Andrea Magni

26 Oct 2012 — 04 Jan 2013
Mein Gebiet

Luca Cutrufelli

21 Jun 2012 — 30 Jul 2012
Genealogia #2

Giovanni Ozzola, Remo Salvadori

16 Mar 2012 — 29 Apr 2012
Genealogia #1

Emanuele Becheri, Carlo Guaita

21 Sep 2011 — 10 Nov 2011
I luoghi e le cose

Leonardo Meoni

un telo nero bucato, un cielo nero stellato


Giovanni Oberti

01 Apr 2023 — 20 May 2023
Opening: 01 Apr 2023


Di notte le cose si trasfigurano, sono e non sono le stesse cose che vediamo di giorno. Mettiamoci anche un tocco di teatralità e un telo nero bucato diventa il cielo notturno, costellato di luci. Giovanni Oberti per creare le sue opere parte sempre dalle specificità architettoniche dello spazio dove andranno esposte perché per lui la mostra, l’insieme che va di volta in volta a creare, deve diventare un dispositivo che per prima cosa direzioni lo sguardo dell’osservatore. Verso l’alto (il soffitto) , verso il basso (il pavimento), frontalmente (come succede con le icone), dall’alto in basso e viceversa, da destra a sinistra e viceversa, e poi la sintesi di tutto questo direzionare, il “punto di vista vagante”.
Il telo nero bucherellato posto appena sotto il soffitto abbassa evidentemente la luminosità dell’ambiente, e le cose che vi sono collocate iniziano ad essere ciò che sono e anche altro. A terra giace un tappeto arrotolato dalla parte del rovescio, la porzione di tessuto che di solito non vediamo e che raccoglie, anche proverbialmente, la polvere. Sulla parete frontale, visibile anche dalla vetrina su strada, una boccia di vetro che contiene cera e uno stoppino acceso sta collocata su una mensola metallica; a sinistra dell’entrata, anch’esso posto su una mensola simile, un vaso di vetro contenente acqua che però sgocciola, ritmicamente, grazie a un tessuto bianco parzialmente immerso nell’acqua e sporgente vero il basso, in modo da colpire e gradualmente riempire un altro vaso posto a pavimento, più piccolo.
Emerge intanto un tema caro all’artista, quello del tempo, soprattutto quello del tempo ciclico, legato al movimento reale delle cose subito però proiettate nel mito, ma forse è più corretto e semplice dire trasfigurate poeticamente: l’acqua gocciolante si esaurisce e andrà cambiata e il vaso sottostante svuotato; così la cera che alimenta lo stoppino acceso; il tappeto poi è arrotolato su se stesso, evoca già di per sé il ciclo (l’Ouroboros, per restare in tema di mito) come una specie di metonimia visiva.
C’è dell’altro poi, in questa notte artificiale ma non per questo meno trasfigurata delle notti vere (o di quelle musicali): l’osservatore, non importa se da fuori o da dentro l’ambiente, osserva dei comuni oggetti che però si trovano a avocare una dimensione immensamente più ampia dello spazio dove esse sono ricoverate e sapientemente collocate. Trasfigurazione e trascendenza, insomma: il cielo pur cosi scenograficamente rappresentato sta per l’aria, la boccia con la fiamma per il fuoco, immagine e idea resa più e emotivamente pregnante dalla parziale riflessione offerta dal metallo della mensola; i due vasi per l’acqua , immagine ed idea ingegnose nell’estrema semplicità della soluzione strutturale e infine il tappeto sta per la terra, evocata per associazione dalla polvere (sappiamo quale valore ha questo elemento nell’opera di Oberti) e anche dal suo ironico stare li, sul pavimento. Uno stare incongruente fino al paradosso, visto che il tappeto stesso non solo è arrotolato, è anche reso doppiamente inutile da un cilindro trasparente che lo contiene e protegge (dalla polvere!).
E’questo dunque il nuovo dispositivo che Oberti ha costruito per noi, offrendo traiettorie al nostro sguardo. Ma cos’è un dispositivo? Per Gilles Deleuze (sulle tracce di Foucault) i dispositivi sono “macchine per far vedere e far parlare” (niente di più appropriato, per una mostra d’arte) e aggiunge che “ogni dispositivo ha il suo regime di luce, la maniera in cui essa cade, si smorza e si diffonde, distribuendo il visibile e l’invisibile, facendo nascere o scomparire l’oggetto che non esiste senza di essa”.
È proprio quello che succede e sempre ogni volta ri-succede, che deve succedere, che succederà, nelle mostre di Giovanni Oberti.

Giorgio Verzotti

Cfr. : Gilles Deleuze, Che cos’è un dispositivo? Cronopio, s.l., 2019


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